In Maurizio Baldrini l'azione creativa si svolge raccogliendo determinati materiali di largo consumo, usati dal fine raggiunto, manipolando immagini e altro materiale visivo. Un'opera simbolica è "l'albero della vita" del 1989: un'operazione concettuale di forza non comune, un'istallazione scultura formata di rotoli di cara e cartone con alla base un ceppo di legno, materiale creato e usufruito per scopi industriali/commerciali. Raggiunto il fine il materiale da escludere viene destinato al macero, qui l'artista interviene e ricontestualizza il tutto creando un albero con i materiali estratti dall'albero proponendo un concetto mentale a ritroso regolando il passaggio dal naturale al culturale. In questo modo la poetica dell'artista si impegna in primo luogo ad afferrare le immagini attraverso rapporti che uniscono il visibile, la materia e la loro intelleggibilità.
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Nelle opere di maurizio baldrini
L'accostamento eclettico di oggetti e l'effetto di spiazzamento che ne deriva presentano analogie con il Dadaismo, in particolare con i "ready-made" di Marcel Duchamp e i "Merz" di Kurt Schwitters. Questo legame di parentela ha indotto a definire il lavoro di Rauschenberg e del collega Johns "New Dada.In effetti, l'esempio di Duchamp è stato importante per l'evoluzione di Rauschenberg. Nonostante questo la sua impostazione di fondo è diversa da quella di Duchamp. Il prelievo di oggetti comuni non è strumento di negazione dell'arte o di riflessione sul concetto di arte, come per i dadaisti. Alla base dell'assemblaggio di oggetti e immagini compiuto da Rauschenberg non vi sono teorie particolari, ma il bisogno di lavorare con una superficie e materiali nuovi. Il desiderio di vedere il quadro uscire all'infuori, a invadere lo spazio.
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